Un manifesto di intenti.
Decidere di tutti spetta a ognuno: campagna d’ascolto per il confronto.
La pandemia ci sta mostrando, oggi più che mai, la difficoltà di chi vive in Calabria a vedersi riconosciuti i propri diritti sociali: lavoro, salute, studio. Il Think Tank Collettivo Valarioti, proprio partendo dai diritti negati agli ultimi, come nel caso della tendopoli di San Ferdinando, ha provato in questi mesi a mettere insieme passioni, conoscenze e competenze di giovani calabresi e non.
La crisi di sistema che stiamo vivendo ci impone la necessità di lanciare un appello alle altre realtà sociali che sentono la medesima urgenza di cambiare per cominciare a costruire una vera alternativa. Crediamo nel valore della collaborazione e nell’importanza di creare una rete civica regionale in cui il dibattito e lo scambio trasversali conducano all’approdo delle decisioni di carattere politico.
Possiamo avere fiducia che in questa terra le Istituzioni funzionino e facciano l’interesse primario della collettività? Allora dobbiamo stimolare la formazione di una Pubblica Amministrazione capace, formata, non solo adeguata a fronteggiare il presente ma proiettata con la mente nel futuro e nello spazio geopolitico che la Calabria occupa: l’area euro-mediterranea. Infatti, ciò che emerge è una mancata gestione dei fondi che si basi non solo su un principio di legalità ed efficienza, ma soprattutto su una visione.
D’altronde il problema della Calabria non è l’assenza di risorse da investire: il caos sanità lo ha evidenziato in maniera lampante, così come risulta paradigmatico il caso San Ferdinando, sul quale ci pronunciamo da mesi per mettere in luce l’abitudine della Regione Calabria di affrontare problemi seri e radicati con soluzioni emergenziali e fallimentari.
Pensiamoci: perché, ad esempio, i fondi europei tornano a Bruxelles senza essere spesi? quanto spazio del dibattito pubblico occupano le macroregioni europee, e le possibilità di sviluppo che offrono? in che modo stiamo progettando l’impiego delle risorse del Recovery Plan?
Fondi ingenti, grandi possibilità, ma per fare cosa? Il Collettivo mette dunque sul piatto temi chiave: l’agricoltura, settore trainante dell’economia regionale; le infrastrutture, per connettere una regione frastagliata nell’ottica della mobilità sostenibile in senso ambientale e sociale; il turismo, all’interno di un più ampio piano di sviluppo economico, stimolando una nuova mentalità imprenditoriale. È dunque essenziale collegare le numerose aree interne – che rappresentano il 78% dei comuni – per le quali pensare un’innovativa politica industriale basata sul digitale. In questo modo diventa possibile garantire universalmente il diritto alla connessione e con esso le possibilità di svolgere il “south working” e favorire il ripopolamento. Come ripensare dunque un’agricoltura capace di tenere insieme innovazione, competitività sul mercato e diritti dei lavoratori? Come costruire una Calabria a misura di giovane, e realizzare un modello di vita attraente? Come inserirla in una logica europea?
Noi pensiamo sia possibile facendo superare alla Calabria, con le sue problematiche ataviche, i confini regionali, in un percorso che, idealmente, la possa condurre allo strappo della camicia di forza entro cui l’autoreferenzialità a cui è votata la costringe. Detto in altre parole: portare la Calabria fuori dalla Calabria. È il leitmotiv che il Collettivo Valarioti ripete fin dalla sua nascita, quello di un approccio più aperto e orizzontale, per affrontare dinamiche e criticità in un’ottica non solo locale o nazionale, bensì transnazionale.
Vogliamo una regione capace di accogliere e offrire a chiunque la scelga come luogo per vivere e lavorare le risorse necessarie. Perché crediamo che il diritto essenziale a restare o a tornare debba necessariamente essere rideclinato come diritto a venire in Calabria.
I fatti recenti ci hanno riportato alle motivazioni per le quali siamo nati. C’è un filo rosso che lega la tendopoli, manifestazione brutale dei problemi calabresi, al fallimento della gestione sanitaria.
Urge costruire una vera credibilità, che ponga solide fondamenta nella grande rete civica regionale che oggi invochiamo con questa campagna d’ascolto. Una rete formata da professionalità, talenti e competenze, in grado di rinnovare la politica e la classe dirigente e costituirsi, nel tempo, valido interlocutore del Governo e dei vari livelli istituzionali.
Ma come fare? Come riuscire a scoprirsi comunità? Come proiettarsi al di là dei propri confini?Abbiamo una Calabria da costruire e c’è bisogno di tutti.
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